Casa Bossi

Casa Bossi una volta era casa Desanti e Alessandro Antonelli le aveva dato un nuovo volto e un nuovo respiro tanto che si diceva fosse “il più bel palazzo neoclassico d’Italia”.

Quando però l’ultimo erede del Cavalier Carlo Bossi, Ettore, morì senza figli, la casa si trovò orfana e venne adottata dal Civico Istituto Dominioni. Qualche bene venne venduto all’asta, altri furono sottratti dai vandali.

Da tempio di ricchezze, con il trasloco dell’ultimo inquilino, la casa piombò gradualmente in uno stato misero di degrado e solo un intervento al tetto negli anni Novanta evitò il crollo dell’edificio, tuttora aperto al pubblico solo saltuariamente.

L’architetto Franco Bordino disse “E’ un vero peccato che il patrimonio di straordinaria ricchezza che Casa Bossi rappresenta non possa essere pubblicamente fruito ed apprezzato, anzi, si constati come i valori storico-culturali, che questo bene unico ed irripetibile incarna in modo esemplare, siano progressivamente compromessi.

Nella sua quieta e nobile ostinazione, “la grande casa sui bastioni è sempre là, che guarda la pianura e le montagne lontane con le orbite vuote delle sue finestre, e attende non si sa cosa. (Nessuno al mondo sa cosa farne). Nelle notti di luna, capita a volte di vedere un’ombra spostarsi da un salone rovinato a un altro salone rovinato, da un sottotetto sfondato a un altro sottotetto sfondato. E’ un uccello notturno; ma c’è chi dice sia l’Architetto…” (Sebastiano Vassalli, Cuore di Pietra)

Attualmente il “comitato d’amore per Casa Bossi” si prende cura dell’edificio, secondo classificato al grande censimento FAI 2010 “I luoghi del cuore” con 26.150 segnalazioni.

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