Con il naso all’insù – il quadriportico del Duomo

Per imparare a conoscere meglio la nostra città oggi vi portiamo nel quadriportico del Duomo. Si passa sempre frettolosamente davanti ai monumenti che si trovano dietro la cancellata, ma cosa rappresentano?

Entrando nel cortile, a sinistra, c’è la statua di Giovanni Francesco Caccia – novarese, 1540 – uomo di cultura, rivestì incarichi pubblici per la sua città e fu amministratore dell’Ospedale della Carità. Nel suo testamento inserì la clausola per cui, se si fosse estinta la sua discendenza, tutti i beni sarebbero stati destinati alla costituzione e mantenimento di un collegio universitario per i nobili. Ancora oggi la Fondazione “Nobile Collegio Caccia” di Novara istituisce concorsi per borse di studio, premi, sussidi e contributi in genere a studenti universitari appartenenti a famiglie dell’Antico Contado Novarese.

Più avanti, sotto il porticato di fronte, un altro monumento marmoreo è dedicato ad Amico Canobio che fu il fondatore del S. Monte dei Pegni e della Confraternita omonima.

Scopo della Confraternita era di praticare la pietà aiutando i bisognosi e gli ammalati, visitando i carcerati, riscattando gli schiavi cristiani dai Turchi. Nel 1866 la Confraternita venne modificata in Pia Società con carattere laico poi trasformata nel 1875 in Società e quindi nel 1938 in Monte di Credito su pegno. L’ente è stato soppresso nel 1992, ma ha cessato la sua attività nel 1996 quando le sue funzioni sono state attribuite alla Banca Sella.

Sotto il porticato si trova anche il monumento funebre dedicato all’arcidiacono Melch Langus (Melchiorre Langhi) che viene ritratto non da morto ma a riposo, con un libro in mano. Il sonno era considerato un momento in cui l’anima poteva momentaneamente abbandonare il corpo per viaggiare nei mondi dello spirito.
Il nome di Melchiorre Langhi è legato anche a uno dei dipinti che si trovano nel Duomo, “l’Adorazione dei Magi”. Fu realizzato fra il 1539 e il 1540 dal pittore lombardo Callisto Piazza su commissione di Langhi.
La curiosità è che con il dipinto, Melchiorre Langhi ha voluto commemorare se stesso, il padre Baldassarre e il cugino Gaspare, cioè i tre re magi.

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