Storie di fantasmi

Prometto, la prossima volta vi racconterò di qualcuno di nostri giorni, ma oggi la tentazione di fare un tuffo in un passato misterioso è troppo forte per essere lasciata perdere.
Vi capita di iniziare a pensare a qualcosa e di saltare da un’idea all’altra fino ad arrivare a chissà quali ragionamenti distantissimi da quello di partenza? Se giocare al bersaglio sulla Settimana Enigmistica mi capite. Si può iniziare a pensare ai pomodori e finire, chissà come, a ragionare sugli asteroidi.

Beh, in una di quelle strane sequenze di salti logici (se volete sapere quali leggete fino in fondo) mi è tornata in mente una storia. Non ho mai capito se fa riferimento a qualcosa di “reale” oppure se è frutto della fantasia dell’autore (magari voi mi sapete aiutare), ma vi propongo comunque il racconto di Francesco Ferri che ha voluto rendere un “piccolo omaggio al Castello di Novara, ed alla splendida Dama Fantasma che lo popola”, ovvero Berta di Savoia che pare fu uccisa nel castello dal marito geloso (un Visconti). Come nelle migliori storie di fantasmi, nell’anniversario del delitto il fantasma appare su una delle scalinate interne insieme a una macchia rossa di sangue.
Una nota: nel racconto si parla di “Giovannina Decollata” che è la Chiesina di San Giovanni Decollato;“Gaudenzia” invece è la Cupola di San Gaudenzio, simbolo di Novara.

Le prime stelle su sfondo arancione;
il Sole per poco è ancora padrone
ma già conosce il suo ovvio destino:
consueto riposo fino al nuovo mattino;
quando è l’alba, sgranerà gli occhi
quando è l’aurora, darà i ritocchi
al suo nobile aspetto, per essere in forma,
al suo nuovo giorno, come è di sua norma.
Intanto la Notte, il testimone ha raccolto
tranquilla e segreta, ci mostra il suo volto:
mistero o quiete, fascino o enigma;
chissà quale modello è il suo paradigma.

Forse è un insieme, forse è un tutt’uno
forse è proprio questo, il termine più opportuno;
la Notte è ormai scesa, la piazza è silente
la Donna è indifesa, la Donna è innocente;
la Donna si affaccia sulla piazza deserta
la Donna è bellissima, si chiama Berta.
Tra le mie mani, un fazzoletto di tela
dentro quel Castello, lo so, lei si cela;
oltrepasso l’ingresso, la scalinata ho raggiunto
sono sicuro, convinto, è proprio questo il punto;
sento dei passi, dall’alto, che scendono
vedo quel volto, gli occhi che risplendono:
“Ti eri nascosta ed io ti ho scoperta
rimani composta, rilassati Berta;
sono solo un uomo che le scuse ti porge
a causa dell’uomo che arrogante insorge;
si sente schiavo di una superbia di latta
non riesce a domarla e per questo ti maltratta.

Malinconica sei, la tua anima vaga
in un bianco lucente, e una piccola piaga
il tuo abito macchia, il tuo animo turba,
è un ricordo che pesa, che ritorna, disturba:
violenza maschilista che ferisce la pelle
di una Donna sensibile, il cui animo eccelle.
Quelle gocce di sangue sporcano il tuo vestito
quelle gocce di sangue sporcan l’uomo smarrito;
una volta dimostrata la sua forza disumana
resta accanto a una Donna, così vicina e lontana
perchè ha le palpebre chiuse, la sua bocca non parla
perchè l’uomo l’ha uccisa, può soltanto ricordarla;
sensi di colpa, tristezza, solo una buia foresta
i rimorsi, la vergogna, sono un oceano in tempesta.
Dalla vita terrena hai avuto il congedo
ma ora Berta sei scesa, da quel luogo in cui credo
si chiama Paradiso, oppure Regno dei Cieli
là hai ritrovato l’Amore, che ora mostri, che ora sveli.

Ti prego, lascia che asciughi, con il mio fazzoletto
quella macchia scarlatta; ora il tuo bianco è perfetto;
se alle mie pronte labbra, la tua fronte avvicini
è un onore baciarti, stare un momento vicini.
La mia non è ambizione di voler esser migliore
è solo per dimostrarti il mio timido Amore
se poi riuscirò, anche un poco, a consolarti
è un mio piccolo dono, per rasserenarti.
La notte si congeda, ora è quasi mattino
ti saluto e riprendo il mio solitario cammino;
le tue amiche del cuore, sono diamanti di pietra
la Cattedrale è una Musa che suona la cetra,
“Giovannina Decollata”, è la “chiesina casupola”,
e la superba “Gaudenzia”, è la magnifica Cupola;
non sentirti sola, se la tua anima è amara
ti adora, ti ama la gentile Novara.

La Stazione è alle spalle, il mio treno è in partenza
per un momento ancora avverto la presenza
di una Donna Magnifica, l’ho incontrata stanotte
lei mi ha fatto scordare, le quotidiane lotte
che questa vita terrena, dolceamaro spettacolo
ogni giorno mi offre, tra l’asfalto e l’ostacolo;
questi uomini forti, perchè sono potenti
questi uomini potenti ed a volte violenti
a me fanno paura; forse sono io, inadatto
a vivere in questo mondo, indifferente e distratto
verso chi, il rispetto per le altrui persone
sempre prima di tutto, considera e pone.
Non lo so, se quello che ho seminato
raccoglierò, per esser ricompensato
ma continuerò a guardare sempre avanti
a godermi quei rari ma splendidi istanti,
che esorcizzan sconfitte, delusioni e noia
come il nostro istante, Berta di Savoia”.

P.S. ok, vi racconto come sono arrivata a pensarci. Stavo facendo le pulizie di casa. Sotto una piccola cassapanca in camera da letto, settimana dopo settimana, si riforma una piccolissima macchia che non so da dove derivi (nella cassapanca ci sono solo libri e giornalini). “Pare il Fantasma di Canterville!” ho detto. E da lì ho pensato a Berta. Se non conoscete il racconto di Oscar Wilde, leggetelo. E’ del 1887, ma non dimostra la sua età ed è molto divertente. Ne hanno fatto anche parecchi film.

P.P.S.Se avete letto questo post, qualcuno arriva su NovaraVive in cerca di storie di fantasmi. Spero che con la vicenda di Berta di Savoia un po’ di curiosità sia stata soddisfatta.

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