Tempo fa, per lavoro, ho avuto occasione di studiare a fondo il mondo delle “mamme online” e ne è uscito un quadro che mi ha molto stupita. Molte di queste donne, su forum e blog, mi sono sembrate spesso “troppo”: troppo informate (superficialmente) su molte cose e di conseguenza confuse, troppo “tecnicizzate”, troppo abituate a usare termini medici parlando di salute e di gravidanza. Si sottopongono a decine e decine di controlli, test, verifiche, cure e trattamenti e sono ossessionate dai numeri, primi fra tutti quelli dei percentili.
Ancor prima che il bambino nasca, la cameretta che lo ospiterà somiglia a un ambulatorio, pieno di aggeggi di ogni genere, mai visti prima d’ora e che, nel 90% dei casi, in concreto non serviranno e saranno passati ad altri neogenitori.
So che, rispetto al passato, ci sono state grandi innovazioni, grandi scoperte e quindi grandi passi avanti, ma… che esagerazione certe volte! 🙂
Sabato 13 aprile ho già un impegno, altrimenti mi avrebbe incuriosito molto partecipare, alle 17.30, all’incontro sul libro “Nascere nell’era della plastica”di Michel Odent, medico chirurgo francese che è stato uno dei pionieri del parto naturale e che ha fondato a Londra il Primal Health Research Centre.
Il libro sarà presentato nell’ambito della mostra “Plastic Factory”, in corso al Museo Tornielli di Ameno.
Leggo che si tratta di “Un’importante testimonianza che indica come acquisire maggiore consapevolezza circa il rapporto tra tecnologia, corpi, gravidanza e parto per trovare alternative all’eccessiva medicalizzazione della maternità e del venire al mondo. Come la scoperta della plastica ha profondamente cambiato le relazioni tra gli individui (mamma, bambino e medico) e i sentimenti. Un volume che è anche un appello a recuperare l’antico sapere femminile sulla nascita.”
Se vi capita andate a sentire, penso ci saranno delle cose interessanti. Alla fine, inoltre, sarà offerta una merenda da gustare -a proposito di plastica e per un tocco di design- con il “Moscardino” (un cucchiaio-forchetta usa e getta che sicuramente avete visto a qualche happy hour).