Park Avenue

Stai suonando?
No.
Boh… facciamo qualcosa assieme?

E’ cominciata così, come tutte le cose che si fanno per passione, niente di romantico, niente di poetico o strabiliante, Federico studiava, però scriveva canzoni con un amico e cominciava ad avere il cassetto pieno di fogli e foglietti. “Ci siamo trovati. come teste, intenti, voglia, determinazione. Dei miracolati! Ciascuno ha detto una parola, a me piaceva Avenue, a un altro Park e il risultato è stato impronunciabile, bon! Un taglio e allora Park Avenue e basta.”

Il racconto prosegue fra Martini, birra e… un’aranciata (la mia, ovviamente).
Sono con Federico, la voce, e Vinicio, il batterista. Mancano Marcello (alla chitarra) e Alberto (al basso).
Mi raccontano che sono partiti con l’intento di fare musica loro, con l’iscrizione a mille concorsi, le demo, i chilometri macinati lungo le strade da un locale all’altro, le cover… e fra un brano dei Coldplay e l’altro “ci ficchi dentro la tua canzone e vedi, magari piace”.
Myspace attorno al 2007 era una bella vetrina e così è avvenuto l’incontro con un produttore di Milano che era venuto apposta a sentirli.
In zona spiegano che non c’è molto per suonare, bisogna spostarsi. Novara ha delle difficoltà ma proprio per questo dà una carica che altrove manca.
“Dovevamo fare la finale di Emergenza Italia all’Alcatraz ed eravamo noi, 19 gruppi di Milano e uno di Roma. Ci parlavano come fossimo campagnoli, come Pozzetto in città col trattore. Ci è venuta una specie di rabbia, siamo diventati bravi anche per quello, non avevamo le cose pronte. Parlavamo con loro e ci dicevano di salette bellissime in cui facevano prove, mille locali dove suonavano… noi le prove le facevamo da Cesare a Galliate, era un pollaio”.
Cesare non è il classico mecenate. “E’ un santo omone che ha dato spazio a tutti i ragazzi di una generazione che volevano fare musica. Ha preso casa sua, l’ha ristrutturata. Lui da solo, coi cani. Quattro stanze con l’impianto, le scatole di uova alle pareti, una puzza tremenda.”

Comunque quella finale l’hanno vinta.
Una sera sono andati a suonare a Romagnano, al “Piccole Iene” che ora si chiama “Rock and Roll Arena” e lì è venuto Marco Biondi, di una Virgin Radio che era più che agli inizi.
Vinicio era appena entrato nel gruppo e “fortuna che abbiamo suonato bene!” dicono, perché poi Marco Biondi li ha inchiodati al muro e ha detto “Voi da dove acciderbolina* siete usciti?”
Ripetono la frase due volte due, divertiti e con ancora una nota di stupore.
Lì, ammettono, hanno iniziato a crederci un po’.
Da un giorno all’altro si sono trovati in radio.

Firenze, Siena, Bologna, Pompei a febbraio sotto la neve, la Germania. Hanno aperto anche Biagio Antonacci a Salerno a capodanno, anzi, ridono, “è lui che ha aperto noi!
Tutto per loro è improvvisazione, metodo certamente, ma libertà, spontaneità, niente scalette, intesa reciproca. E’ il bello del rock e di dire oggi cambio, di ridere con una finta di Vinicio che cambia il tempo o un rif improvvisato dal chitarrista.

Ligabue, Elisa, i Sonohra, Alessandra Amoroso… in fondo alla lista di F&P group ci sono i Park Avenue, una scommessa, “quelli di FP group ci hanno presi a cuore. Forse saremmo dovuti partire prima, quando avevamo vent’anni” dice Federico, ma poi… “No, forse non avremmo avuto la testa”.

Ora stanno preparando un altro disco e se ne parla un po’. Si parlerà molto di evoluzione o meglio di “…voluzione”, dice Federico “oggi, veramente, la gente non ha più tempo per se stessa, vive vite che secondo me sono orribili. Ho visto un film l’anno scorso, “il Pianeta verde”, parla di come trattiamo il nostro pianeta, di come facciamo schifo per tante cose. Questo mi ha fatto pensare che sembra ci evolviamo ma in realtà non lo facciamo. C’è da svegliarsi. Credo che siamo fortunati come animali, siamo dotati di cervello e dobbiamo usarlo bene. Ad esempio è “bello” soffrire se c’è una testa dietro che ti fa capire che da una cosa che va male è in arrivo qualcosa che ti farà bene. Bisogna trasformare le cose negative.
Il fatto è che ti accorgi di aver le gambe solo quando non puoi camminare. Tutti i giorni, senza aver bisogno di mazzate, l’uomo perfetto si ricorda di averle. Nessuno ci riesce sempre ma avere un pensiero al giorno del genere secondo me ti può aiutare a dare il giusto peso alle cose, a lottare per le cose che hai, apprezzare le cavolate che sono il sale della vita”.

Nel nuovo album vogliono parlare di questo.
Io li guardo e sorrido, contenta di condividere questo pensiero.
Bevo l’aranciata e, con quel sorriso, fra me e me dico: “Voi da dove acciderbolina siete usciti?”.

*acciderbolina è la versione edulcorata, quel che potrei dire io. Penso sia evidente che un omone del rock è più abituato a usare ben altri termini, ma siamo gentili, suvvia! 😉

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