Elena Mora e il Dizionario dei giochi perduti.

I lettori di Novaravive lo sanno: abbiamo un debole per le donne di casa nostra.

Questa volta abbiamo ‘incontrato’ Elena Mora. Nata a Borgomanero, a metà degli anni 50 da due insegnanti elementari, anche loro di Borgomanero, si è laureata in filosofia con 110 e lode e si è diplomata operatore teatrale alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. Giornalista per professione ha maturato esperienze in Mediaset, Mondadori, Piemme. È caporedattore centrale al settimanale Diva e donna di Cairo Editore. Scrittrice per passione, ha all’attivo diversi titoli tra cui “Manuale anti-ansia per genitori” (con Maria Rita Parsi), “Gossip terapia” e “Le bugie hanno le gambe lunghe” (con Luisa Ciuni). Ha partecipato alle raccolte di racconti “Cuori di pietra”, “Facce di bronzo” e “Corpi”. È anche autrice di libri per bambini e di cartoni animati.

Il libro di cui ci piace parlarvi è il ‘Dizionario dei giochi perduti’ realizzato a quattro mani da Elena con il fratello Alberto.
Alberto che ha una vera passione per i giochi, nel tempo ha raccolto memoria di tutti quei giochi, ormai quasi completamente dimenticati, che sono stati compagni dei bimbi di ‘qualche anno fa’. Elena che dello scrivere ha fatto la sua professione, si è entusiasmata del lavoro del fratello e ha pensato di farne un libro perché nulla vada perduto.
È nato così il ‘Dizionario dei giochi perduti’ che attraverso la descrizione di una sessantina di giochi racconta come eravamo quando le cose non si buttavano quasi mai ma si aggiustavano quasi sempre. Quando sprecare era un vero e proprio crimine ed “eco” stava per economico.
Ci sono anche delle curiosità. Si scopre che il Gioco del 15 – una tavoletta divisa in 16 caselle, all’interno delle quali bisogna muovere 15 quadratini per ordinarli dall’1 al 15 – è in un certo senso l’antenato del cubo di Rubik, che lo yoyo risale a 500 anni prima di Cristo e che la ‘lippa’ ricorda un po’ il baseball.

Nel risvolto della copertina del libro si legge:
Noi siamo quello che giochiamo. Gli oggetti con cui abbiamo passato il tempo da bambini, le filastrocche che abbiamo cantato, le regole con cui abbiamo giocato, in qualche modo ci definiscono, sicuramente ci raccontano. Gli svaghi dei bambini degli anni passati, che disponevano di tempi e spazi liberi, di pochi giocattoli veri e propri ma di tanta fantasia, sembrano riportare indietro le lancette dell’orologio di generazione in generazione.

Noi non siamo dei nostalgici a prescindere, anzi, tuttavia ci sembra che il Dizionario dei giochi perduti possa aiutare a riflettere su alcuni valori anche loro perduti o dimenticati.
Quali? Dato che non ci piace il ruolo del grillo parlante, vi consigliamo di leggere il libro.
Ciascuno troverà la sua verità.

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