Sei gradi di separazione fin sulla cupola

Conoscete la teoria dei sei gradi di separazione?
Sostiene che, fra noi e chiunque altro sulla faccia detta terra, ci sono, in media, solo sei persone.
Mi torna sempre in mente che una volta, qualche anno fa, scherzando fra colleghi, si decise di verificare se la teoria fosse vera. Così prendemmo uno di noi a caso e considerammo le persone che lo separavano da Bin Laden. Erano esattamente sei. Stupefacente!

Ora vi chiederete: perché questo discorso strampalato?
La mente galoppa e le associazioni di pensieri sono facili a venire…
Qualche giorno fa ho sperimentato i sei gradi di separazione quando mi è stata mostrata una poesia che mi è piaciuta molto. Ho chiesto, chi l’ha scritta?
Alda Massara.

Non la conoscevo, quindi ho cercato su facebook, come suggerito. Le ho scritto passando per chi mi aveva parlato di lei e cosa ho scoperto?
Che la storia raccontata è successa davvero alla nonna di Alda, quando aveva 9 anni. La nonna ricordava così spesso quella la storia, che venne da sé, per la nipote, cercare di raccontarla in versi.

Perciò oggi vi propongo un’avventura speciale della bambina Maria Bognetti, di quando ancora non era la nonna di Alda.
E’ una bellissima e simpatica pennellata di vita di altri tempi che torna alla luce trascinandosi dietro l’entusiasmo e lo stupore di una scoperta che forse solo uno spirito bambino potrebbe avere il coraggio di fare.

Se vi piace fate i complimenti ad Alda Massara, un applauso grande a Maria e ringraziate i sei gradi di separazione, anche se in questo caso sono meno.

La me nona su la cupula

In tal cör dal me Nuara
vicul strénc e stra d’sarìss
al gh’é cul da Santa Chiara
i fiulin in tüti amis.

La me nona insema ai altar
la giügava a nascundin
i vusavan ‘me di negar
a l’umbria del campanin.

Par met in mustra al so ardùr
una volta l’é’ ndai su
tucà i pe dal Salvatur
i scalin in mulaedü

So surela che l’era suta
quant l’ha vista fin su là
as sentiva svegnì tuta
la vusava disperà:
“Maria, Maria, se ti bürli giò,
quant ti vegli a cà, la mama
at masa da boti”.

La Maria tuta estasià
gha smejava da fà un sogn
agh dava gnanca un po’ da trà
che spetacul i bastion.

Nivuli d’zura la testa
i muntagni in là luntan
la pianura smeja in festa
i öcc i rivan fin Milan.

Bufa al vent, l’aria l’ é pura.
Giò da bas i cup di tecc
dla cità na fan na sciura
brascià su ai so burg vecc.

Un pò strimì dal so curacc
ma cuntenta e stracüntà
a cà l’ é cursa di so vecc
tanti robi da cüntà.

Sta i cuerti, pö la sera
ripensand a la giurnà
agh sembrava gnanca vera
s’ansugnava propri che:

Al Salvatur ‘s’ divertiva
gh’a scapava anca da rit
suta i pé, man da fiulina
agh fasevan al ghilit!

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