Innovare nella cultura: la Fondazione Castello

Italo Calvino diceva “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Quali sono le domande che vorremmo porre ogni giorno al luogo in cui viviamo?
Una domanda dei novaresi potrebbe essere: esiste a Novara uno spazio polifunzionale che possa fungere allo stesso tempo da sala convegni, area espositiva, piazza, ricettacolo della cultura locale e centro di aggregazione? 
La risposta è: quasi!

Quasi, esattamente, perché un luogo simile ci sarà presto ma al momento non è accessibile perché è un cantiere. Anzi, il cantiere di restauro più grande d’Italia.
Ci piace parlare di innovazione sotto tanti punti di vista, perciò protagonista di questa settimana è un insolito “innovatore”: la Fondazione Castello di Novara, nata per gestire il grande “contenitore culturale” che sarà il Castello una volta conclusi i lavori di restauro e di recupero degli spazi.
In che modo la Fondazione Castello innova?

Lo fa proponendo un nuovo modo di concepire il Castello e la vita culturale cittadina: una volta aperto, il Castello accoglierà mostre permanenti (nel museo archeologico e civico della città) e temporanee, spazi per eventi e convegnistica in genere, aree di ristorazione e intrattenimento e compito della Fondazione sarà di prendersi cura dell’organizzazione e della gestione di tutto ciò con l’ottica del “buon padre di famiglia”.

Lo fa grazie a una forma giuridica innovativa: la Fondazione è stata creata come “non profit mista pubblico-privata”, il che significa che si muove nel diritto privato. La presidente “tuttofare” Laura Bianchi Boroli dice a proposito che, anche se “per noi è più difficile ottenere fondi pubblici rispetto a Firenze, Roma, Venezia, ci sono qui delle ricchezze che meritano attenzione. Ecco che nasce l’importanza di vedere le realtà pubbliche come Comune, Provincia e Regione affiancate da realtà private” perché è solo assieme che si possono fare per bene le cose e con continuità. 

Lo fa volendo essere sostenibile da tutti i punti di vista: studia modi nuovi per reperire le risorse di cui ha bisogno, a partire dal ricorso alla geotermia per riscaldare parte della struttura.
Ma soprattutto lavora perché vuole essere solida e indipendente, imprenditoriale. “Abbiamo accettato la sfida 1vs1 lanciata da Fondazione Cassa di Risparmio di Torino: per ogni euro raccolto dal Castello, Fondazione CRT ne metterà un altro a capitale sociale”. Così nascono idee come aste benefiche, mercatini, serate musicali e quanto può contribuire a raccogliere fondi facendo cultura e intrattenimento garbato. Forse qualcuno ricorderà l’aste benefica del 2010 alla Sala Borsa o il concerto di Natale del Coro delle Voci Bianche diretto dal M° Paolo Beretta.

Lo fa rivolgendosi in modo nuovo a un nuovo soggetto: “diamo attenzione un’Italia media che ha molto da dire ma fa fatica a mettersi in competizione con altre realtà del paese. La Fondazione è nata con lo scopo di organizzare e gestire tutte le attività culturali che si svolgeranno all’interno del Castello e avrà il compito di promuoverne e valorizzarne il patrimonio storico e artistico a livello locale, nazionale e internazionale e il suo compito sarà di fare scelte di indirizzo di gestione, operare un’attenta governance delle attività. Forse così il Castello potrà dare spazio a qualcosa di innovativo che potrà aiutare l’impresa a trovare nuovi prodotti di consumo e ad arricchire il turismo culturale oltre a dare una mano a tutte le persone del territorio.”

Certo è un’avventura in salita.
Laura lo dice sempre: “E’ un lavoro lungo e difficile perché è complicato reperire i fondi e perché è stato difficile, letteralmente, tenere insieme i pezzi. Quando siamo entrati la prima volta nel Castello dopo tanti anni di abbandono abbiamo trovato un disastro”, piante ovunque, radici nelle mura, pareti che si sgretolavano. Oggi il cantiere è quasi terminato, ma a causa di lunghe trafile burocratiche, al momento i lavori sono sospesi e riprenderanno fra qualche mese perché il denaro per andare avanti c’è ma deve essere sbloccato dal Comune. 

Nel frattempo la Fondazione non resta con le mani in mano.
Con un lungo e lento lavoro, da alcuni anni a questa parte lavora per farsi conoscere, far conoscere il Castello che fu e quello che sarà, fra i successi, le controversie, le incomprensioni e le soddisfazioni, operando a stretto contatto con la gente, a partire dai più giovani nelle scuole.
Se fra di voi ci sono insegnanti, qualcuno conoscerà “Ma che bel Castello”, il concorso di creatività per le scuole che quest’anno arriva alla quarta edizione; gli aspiranti, giovani scrittori avranno in mente invece “Verba Manent“, il concorso letterario organizzato nel 2011 con la collaborazione di Sebastiano Vassalli; altri ricorderanno invece la visita al cantiere in occasione della Giornata del Patrimonio 2011, con subito dopo il concerto della soprano Marta Calcaterra.
Tante perline di una lunga collana che mano a mano diventa più preziosa. 

E chissà se un giorno, a dare una mano alla Fondazione, non salterà fuori il Cavallo d’Oro di Leonardo.

 

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