Draghi, paraventi e palline da ping pong

Domenica pomeriggio. Mi autoconvinco di aver finito con tutte le faccende e mi godo l'arietta fresca in terrazza, fra i gerani e le piantine aromatiche.
Un pensiero improvviso disturba la mia quiete. Oggi è il 22!
Oggi finisce "Passaggio in Cina"!
Che ore sono?
17:45, faccio ancora a tempo. Mi vesto mentre cerco le chiavi della macchina e mi fiondo alla Barriera Albertina.

Si dice ci sia un drago…
E' all'ingresso, alto fin quasi al soffitto e con la coda che si svolge sul pavimento, le squame che guizzano come fiammelle. Gli occhi sono lampadine, il petto è di listelli di gomma grigia, le squame sono brandelli di rete rossa dei cantieri, le corna pezzetti di tubo nero, rosso e consumato. Le note rosse sono ovunque: nel drago, nei pannelli alle pareti, nei paraventi.
Lo sguardo cade sull'abito corallo di una donna alta e snella, dal viso pulito e dai capelli chiari legati dietro la nuca. E' Clarice Zdanski, una dei tre artisti autori della mostra, l'autrice di tre bei paravento su cui spicca il sole rosso e oro dell'oriente.
Mi racconta che l'idea della mostra è arrivata da Vittorio Tonon che lo scorso anno è tornato da un viaggio in Cina pieno di pensieri e passione.
Così si sono messi all'opera, lei con i paravento, lui con il drago, Chen Li con i bei pannelli di seta appesi alle pareti, striati di rosso, resi tridimensionali da applicazioni di materiali che ricordano le foglie, la corteccia, le squame di un drago, resi poetici dalle lettere ora sinuose e spigolose che scrivono poesie in rilievo sulla tela.
Avevano tante idee, ma si sono dovuti adattare allo spazio a disposizione e qualcosa è rimasto solo un progetto. "Sarà per la prossima volta", faccio io.
Mi informa che la mostra sarà itinerante, si sposterà altrove, forse a partire da Acqui Terme, e ogni volta sarà una novità perché la location consentirà cose diverse.

In un angolo c'è un pannello nero e qua e là grumoso, con davanti un treppiede che regge una ciotola di palline da ping pong. E' un riferimento al ruolo che il ping pong ebbe nel riavvicinare USA e Cina. E' una cosa seria.

Eppure a me viene in mente Forrest Gump e, sarà il mio spirito giocoso, ma il cartellino alla parete con scritto "invitation" mi ha fatto pensare fosse un invito a prendere le palline e lanciarne contro la tela.
Ridiamo assieme, dice che non ci aveva pensato, sarebbe carino.
Sia mai che la prossima mostra sia… interattiva 😉

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